Tampone Sospeso – Manifesto
Dopo la campagna del 2021, dopo l’operazione speciale nei giorni di Natale, le Brigate Volontarie per l’Emergenza sono liete di annunciare la riattivazione del servizio di test autorganizzato e solidale che garantisce un tampone rapido anche a chi non può permetterselo o non lo trova.
Rilanciamo il progetto perché la pandemia persiste, perché continua ad esistere un bisogno diffuso di tutela e monitoraggio, e perché a tale legittimo bisogno non c’è adeguata risposta. Noi, come sempre, vogliamo allora fare la nostra parte come forza d’intervento solidale e mutualistico: dal popolo, per il popolo.
Lunghe fila al freddo davanti alle farmacie, interminabili colonne di automobili ai drive-through, appuntamenti ATS che non arrivano mai, soldi soldi e ancora soldi spesi per testarsi: tutto questo disagio – forse comprensibile all’inizio, sicuramente inaccettabile dopo due anni – è ormai entrato a far parte dell’immaginario collettivo, ben rappresentando la cifra fallimentare della gestione della pandemia.
Che al di là della necessaria campagna vaccinale ci sarebbe stato ancora a lungo bisogno di un servizio efficiente ed accessibile di testing per consentire alle persone di verificare il proprio stato di salute e di comportarsi responsabilmente, oltre che per monitorare lo sviluppo della situazione epidemiologica, era una verità semplice, quasi banale. Non serviva chissà quale capacità divinatoria, bastava ascoltare per davvero le raccomandazioni della scienza, quelle scomode e anti-economiche, concordi nel suggerire un approccio omnicomprensivo, inevitabilmente costoso. La strategia di puntare solo e soltanto sui vaccini – condizione necessaria ma purtroppo non sufficiente per convivere con il virus – era chiaramente destinata a fallire, a maggior ragione se limitata ai paesi più ricchi. La variante Omicron ha solo catalizzato un futuro già scritto. Il cosiddetto ‘governo dei migliori’, in continuità con le politiche privatizzatrici che hanno smantellato la sanità pubblica negli ultimi decenni ed in linea con il proprio operato complessivo, ha deliberatamente scelto d’ignorare la complessità della gestione socio-sanitaria e non farsi carico, se non in minima parte, della questione tamponi, affidandosi fideisticamente al settore privato.
Libero mercato, dunque. A nostre spese, perché i costi di un servizio sanitario essenziale sono stati scaricati sui portafogli della gente comune, trasformando ancora una volta la salute da diritto universale in business. A nostro rischio e pericolo, perché quando la domanda eccede improvvisamente la capacità di offerta, come per esempio durante il periodo natalizio, l’equilibrio salta e l’efficienza va a farsi benedire. Il risultato è stato il seguente: in un periodo già di per sé estremamente duro per le classi povere e quelle impoverite, siamo stat? nuovamente post? davanti alla scelta ricattatoria tra salute ed economia, espost? alle inefficienze di un sistema sanitario votato al profitto immediato e senza capacità di prospettiva.
Si poteva fare diversamente? Assolutamente sì, ne siamo convint?. Ma non senza rovesciare la mentalità dominante e mettere realmente in discussione gli interessi che beneficiano della situazione attuale. Viviamo in una società dove le ragioni del profitto sono superiori a quelle della salute, dove la libertà d’impresa vince sul principio di precauzione. Non c’è quindi da meravigliarsi di come siano andate le cose, perché la pandemia rivela ciò che già è: un mondo strutturalmente fondato sulla diseguaglianza. La tragica lezione, se ci fosse stata la volontà di comprenderla con onestà intellettuale e agire di conseguenza, ci indicava di andare verso la proposizione di un modello di sanità diverso: gratuito, efficiente, di prossimità, a misura di essere umano. Ovvero, un nuovo modello di medicina territoriale, ad alta qualità e privo di barriere d’accesso. Da finanziare prelevando la ricchezza dagli immensi patrimoni esistenti, quelli degli ultraricchi, ancora più scandalosamente ricchi grazie ai profitti accumulati durante la pandemia. Non utopia, ma possibilità concreta e ragionevole, se supportata da una volontà condivisa.
Per quanto riguarda più nello specifico i tamponi, crediamo che la cosa pubblica avrebbe dovuto – dovrebbe ancora! – farsi carico di organizzare un servizio pubblico di testing accessibile da tutte e tutti, quindi gratuito e capillarmente diffuso sui territori. Ne va della nostra salute, del nostro benessere psicofisico. Così non è stato, evidentemente. La paura di cambiare, l’incapacità di immaginare e il coraggio di sperimentare un’alternativa concreta hanno prevalso.
Ma noi non ci abbandoniamo all’inerzia, perché chi non si batte per ciò di cui ha bisogno e per ciò in cui crede ha già perso. A partire dalla lotta per la salute, dentro e oltre la pandemia, vogliamo dare il nostro contributo per invertire la rotta. Compito storico di cui siamo però tutte e tutti responsabili, perché il cambiamento è sempre una potenza collettiva, fatta di impegno e passione che s’intrecciano in una nuova trama sociale, contro ogni forma di rassegnazione. Con il progetto Tampone Sospeso, esperienza di autorganizzazione solidale che nasce dalla materialità del bisogno, per la salute di ciascuno e di tutt?, vogliamo essere parte integrante di questa potenza.